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A tu per tu con la più forte boulderista italiana del momento, la nostra Elena Chiappa, che ha portato la “Cuneo che arrampica” al top della categoria boulder nazionale.

-Come hai scoperto l’arrampicata e quando hai iniziato?
Purtroppo non ho iniziato prestissimo ho scoperto l’arrampicata per caso…ho indossato imbrago e scarpette la prima volta a Bagnasco(CN) quando avevo 17 anni, era la falesia più vicina a casa mia, all’epoca infatti abitavo a Ceva. Poi ho provato qualche volta con alcuni amici che arrampicavano già da tempo come Giovannino Massari che è stato il mio professore di educazione fisica alle scuole medie. Si può dire, però, che è diventata la mia passione principale dai 20 in poi…

-È stato amore a prima vista o ci è voluto del tempo?
Mi piaceva sin dall’inizio ma non potevo dedicarmi come avrei voluto…non avevo neppure la patente, poi non c’erano coetanei con cui praticare questa attività i ragazzi con cui scalavo erano comunque più grandi. Inoltre non dimentichiamo che, sino ad oggi, non esistevano nel cuneese palestre di arrampicata se non qualche esempio di muretto casalingo, quindi condividere e praticare l’arrampicata con gli amici non era semplice ed efficace come può esserlo ora.

-Hai cominciato subito con il boulder?
Diciamo che avendo poco tempo e pochi mezzi con cui muoversi il boulder è stata la scelta migliore. Quando avevo qualche pomeriggio scappavo in Val Ellero dato che si trova vicino al paese in cui vive la mia famiglia. Ho iniziato così la mia avventura verticale…

-Quali sono state le tue migliori realizzazioni boulder e in falesia, ce le descrivi brevemente?
Non ho mai dedicato molto tempo al lavorato su roccia un po’ per gli impegni agonistici un po’ perché quando ho tempo per scalare generalmente sono in vacanza e in quel caso mi piace cambiare e vedere sempre in settori diversi. Forse quando avrò più tempo…
Il tiro che ricordo con particolare emozione è stato “Tutto da rifare”, nella splendida falesia di Andonno è stato il mio primo 8a. Ancora oggi quando lo risalgo lo trovo meraviglioso.
Quest’estate mi sono dedicata nelle fresche mattinate a due tiri nella falesia la “Piatta” di Montemale; mentre Matteo chiodava e liberava Azione Diretta io ho salito “Adelante” 8a e “Il Profeta” 8a+ . Mi piaceva la tipologia di arrampicata molto congeniale alle mie caratteristiche: tiri corti e boulderosi.
In ambito agonistico le mie migliori performances sono state partecipare al Rock Master nel 2006, vincere il circuito della Coppa Italia Boulder nel 2008 e poco tempo fa, a dicembre, il 2°posto al Campionato Italiano Assoluto Boulder.
Oggi, però, ritengo che la mia migliore realizzazione sia stata la costruzione della palestra di arrampicata Posto di Blocco. Questo progetto che richiede un impegno enorme ed una passione costante è stata la performance più dura…ancor più che vincere la Coppa Italia!!!!

-Quanti sacrifici comporta essere al top nel panorama boulder nazionale?
Non so se definirli proprio sacrifici…per me è la mia vita. Andare a scalare appena ho un po’ di tempo, provare nuove linee, fare le gare, cercare di migliorarmi ed allenarmi…non sono sacrifici, anzi quando riesco a farlo sono la persona più felice della terra.
Tutto dipende da quanta passione hai e dalla tua forza d’animo.
Certo, se inizi a considerarli dei sacrifici allora forse è meglio che smetti e fai altro… finchè mi sveglio la mattina ed ho voglia di scalare, non mi pesa farlo. Penso che i “risultati” siano solo una logica conseguenza.

-Il fatto di poter lavorare in una palestra di arrampicata (ndr Posto di Blocco), ti ha aiutato nella preparazione?
Contrariamente a quello che molti possono pensare lavorare in una palestra di arrampicata, soprattutto se tua, non significa aprire la porta di ingresso e fare da portinaio ma richiede un impegno continuo;dalle pulizie la mattina, le scartoffie burocratiche, la preparazione dei corsi, non ultimo il lavoro di tracciatura, che richiede non poca fatica e abilità se vuoi che le persone si divertano imparando a scalare. Forse prima di aprire la palestra avevo più tempo da dedicare a me stessa. Quando decidevo di allenarmi avevo il mio muretto di casa oppure prendevo la macchina e andavo nelle principali sale boulder del torinese. Ora quando scalo nella mia palestra in realtà, penso prima agli altri. E’ ovvio che il fatto di avere a disposizione delle strutture boulder nuove con profili ed appigli moderni e percorsi sempre nuovi tracciati a regola d’arte mi ha aiutato molto a migliorare e a lavorare sui punti deboli. Inutile dire che condividere la propria passione con una persona preparata e di grande esperienza nel mondo dell’arrampicata come Matteo sicuramente mi è servito molto per migliorare tecnicamente.

-Segui allenamenti specifici? Quante ore ti alleni al giorno?
Si, mi alleno soprattutto in vista di un appuntamento importante con delle sessioni “ad hoc” per la gara. Trovo ci sia molta confusione sull’argomento allenamento. Di norma ogni allenamento deve essere specifico e studiato sul singolo,ciò che va bene per me non lo è per te. E’ normale… ognuno è diverso dall’altro ecco perché il parametro di valutazione per migliorare non sono: ore di allenamento al giorno ma bensì metodologia e costanza nell’allenamento. Ma su questo bisognerebbe scrivere un capitolo a parte…e sarebbe un po’ noioso farlo ora …no?

-Ci sono dei motivi particolari (se puoi dirceli) che ti spingono a non partecipare alla Coppa del Mondo Boulder?
Anche su questo bisognerebbe fare un capitolo a parte e non posso rispondere se non in tono polemico… Secondo voi è normale che in uno sport un atleta che è ai vertici delle classifiche nazionali da anni non venga convocato alle principali tappe di Coppa del Mondo di questa disciplina? Il mondo delle convocazioni è tutt’altro che meritocratico. A volte sono le motivazioni di ordine economico a dettare legge. Purtroppo anche su questo campo vi è scarsa informazione basti pensare che le principali riviste nazionali di arrampicata a stento riportano i risultati delle competizioni nazionali. Per cui non c’è da stupirsi se poi le notizie non si diffondono, se chi scala non sa neppure chi sono i loro portacolori o chi ha vinto la Coppa Italia dell’anno in corso. Meno si sa meglio è… così alcuni strani meccanismi che regolano le convocazioni sono messi a tacere. A me sarebbe piaciuto provare a far parte di questo mondo dedicandomi alle competizioni internazionali….ma….
Certo poi occorre essere anche ben equipaggiati finanziariamente dal momento che le trasferte, almeno nel mio caso, si pagano di tasca propria. Insomma per un atleta, come me, il primo vero e proprio passaggio da superare ancora prima di entrare in gara è poter partecipare!
Sarebbe interessante svelare al pubblico alcuni retroscena di questo panorama, per esempio convocazioni per una gara di Coppa del Mondo fatte il martedì quando la gara si svolge il venerdì….ma coma fa un atleta a preparasi per una stagione se non sa neppure quando può essere chiamato? Mistero….
Per me ormai è una storia vecchia speriamo che per questi giovani vi siano più possibilità….

-Ci consigli qualche bello spot dove andare a scalare tra quelli che hai visitato finora?
Sicuramente lo Zillertal, una valle meravigliosa di roccia granitica in Austria, non lontano da Insbruck. Blocchi, falesie,vie lunghe…un bel paradiso verticale.
Da vedere Margalef e Montsant in Spagna a due ore da Barcellona.Meravigliosi….

-Programmi per il futuro?
Tanti, forse troppi la mia mente non smette mai di pensare…per ora, però, mi concentro sugli impegni a breve termine; l’organizzazione della tappa finale del TCC il 13 marzo al Posto di Blocco, la prima prova di Coppa Italia e molto altro ancora. State connessi e vedrete gli sviluppi futuri.

Per ora ringrazio i lettori di questa intervista e Diego che mi ha dato la possibilità di far conoscere una parte importante di me. Grazie di cuore! Elena Chiappa

ndr: cara FASI, ma gliela vogliamo dare un’occasione a Elena?

 

 

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