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 Cosa ci va per cucinare una corretta gara di boulder amatoriale?
Innanzitutto ci vanno le strutture: eterogenee e che si prestino a differenti stili di scalata. Tutti gli stili devono potere avere il loro spazio.
Quantità: blocchi per tutti e tanti; tutti si devono potere divertire.
Evitare l’affollamento: non bisogna che ci si prenda a pugni per provare i blocchi.
Condizioni meteo tollerabili.
Una finale entusiasmante, per gli atleti e per il pubblico, formato quasi sempre ed in maggioranza da atleti che non hanno acceduto alla finale.

Diciamo che ci abbiamo provato. Il tempo è stato inclemente, da un caldo porco si è passati alla più imponente supercella temporalesca del 2006. Ma è passata pure quella.
Così un’ottantina di cuneesi si sono ritrovati a scalare su un fungo nuovo, satollo di ben venti boulder, difficoltà assortite e scalata per tutti. Più tredici problemi in giro per le vele.
Quindi, se si fanno i conti in base 10, si hanno 20+13=33 blocchi!

Se sono troppi fate i conti in base 33 ed avrete solamente 10 blocchi.

Difficoltà per tutti, dalla A alla Zeta, passando per la B di Bukowski, dalla C di Cege e dalla P del Penna e del Pino, tutti soddisfatti.

Un po’ di sovraffollamento sul fungo, ma c’erano più di 3 (tre!) ore per scalare e stancarsi, così nessuno si è mangiato i calcagni.

Passiamo alla cosa che più riferisco, ovvero i punti da ricordare: la gente sul fungo che non riesce più a scendere perché c’è altra gente che sale, Melissa che toppa la placca verde di 6 metri, il tutto a 9 anni, le cadute fragorose sui crash-pad, Axel che vola di qua e di là, il Lollo col cappello di paglia,
Teo che anche se ha idee politiche opposte alle mie toppava proprio tutto,Nestu direttamente dal Canada in grande spolvero e poi… tutti coloro che non hanno resistito alla tentazione della damigiana di vino rosso, ed hanno finito a strisciare per terra anche se sono arrivati a ridosso della finale a otto (ti ricorda qualcosa eh, Maldi?).

Passiamo al report della finale.
Come da buona gara sociale a sorpresa, la finale è stata una via (stupore…) anche se la voce era già scorsa, in particolare negli ambienti monregalesi, laddove si sa che il pettegolezzo è d’obbligo più che tra le scimmie di Gibilterra…

 Ma basta, partono le donne, e sigh.. Giorgia, una delle finaliste più grintose, ottima quarta in qualifica decide di non partecipare, purtroppo non ha mai messo l’imbrago in vita sua… Si tenta un breve corso per spiegarle come si moschettona, ma il tempo scorre e the show purtroppo must go on.
Così una grintosissima Cristina Giri arriva subito altissima, seguita da una rabbiosa Lidia che si fregia di una prestazione superlativa eguagliandola. Parte poi la mitica lady di ferro Paola Barale, che commette qualche incertezza e cade poco sotto. Ma spazio ad Elisa Pellegrino, che parte in quarta e mi fa prendere un coccolone quando con la corda sotto il piede continua continua e non moschettona, arriva poco sotto Lidia e Cri ma il braccio non risponde più, e lei è piccola piccola…

E’ poi il turno delle due Elene mattatrici dell’arrampicata cuneese, che sfoggiano la loro classe, con Elena Chiappa una presa sopra Elena Ghiso… applausi per tutte, si passa ai maschietti.

 Axel, con un paio di bermuda che avrebbero fatto storcere il naso anche al più freak PapaCoolDuVerdon parte come sulla rampa di Cape Canaveral, ma si spegne dopo poche prese, da buon blocchista.
Delizia il pubblico Max Giri, che sale sale, vibra e sale ancora, e quando si accorge che non ne ha più tira uno schiaffo acrobatico con rotazione al grande volume, che rimane ancora ora nei nostri occhi, mandando tutti gli astanti in delirio. Incredibile.
Arriva poi un Lollo appaluditissimo, ma che dopo poche prese storce il naso dal dolore per il suo dito infiammato ed è costretto a venire giù.. Bravo comunque Lollo!
Il grande Celoria dopo di lui sale e sale, cade poi per un errore di interpretazione combattendo da leone.
Ora arrivano le belve, ma sia Andre Bonelli, tradito da un triplice scivolamento di piede su dieci prese, che Matteo Pino, che sbaglia cercando di tenere una presa per il piede, che Ale Penna e Teo Langhetti cadono alti in una via infingarda.

La gara è così di un maestoso Max Giri, seguito da Pino e da Penna.

Paulo Bertolotto

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