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Palestra degli Astigiani
Un “Kletterngarten” per tutti”
Tutto è cambiato da quando nel 1980 ho iniziato ad arrampicare su roccia e, tra le tante strutture, ho visitato con Federico Bausone le rocce della già conosciuta Palestra degli Astigiani.
In questi anni è nata e si è sviluppata l’arrampicata sportiva che allora non esisteva e che è arrivata, grazie al crescente numero di praticanti, fino alle Olimpiadi.
Neanche con i pensieri più lungimiranti avremmo immaginato che saremmo arrivati a tanta popolarità per uno sport, ormai si può chiamare così, in ambiente naturale e per di più condito, alle sue origini, di un’alta percentuale di rischio.

RELAZIONE PALESTRA DEGLI ASTIGIANI

Di pari passo il CONI ha sdoganato l’arrampicata outdoor inserendola nei suoi sport di interesse e rendendola di fatto fruibile agli EPS (Enti di promozione sportiva) per creare tecnici ad hoc e ha ufficialmente riconosciuto la FASI come una federazione a tutti gli effetti.
Dopo le Olimpiadi è esploso definitivamente un fenomeno che era già in atto e cioè quello delle palestre di arrampicata indoor dove oltre ai benefici fisici e mentali per i praticanti si coltivano i nuovi talenti di questa disciplina.
L’arrampicata nasce però in ambiente naturale e sia come allenatore che come tecnico USACLI ho notato che mancava un anello che potesse condurre per mano chi usciva dalla palestra e si affidava a me ed alla nostra associazione per un corso su roccia “vera”.
Come dicevo tutto è dovuto cambiare per restare uguale nella sostanza ma molto diverso nella forma.
Infatti, pur trattandosi di uno sport rischioso in cui si ha a che fare con la gravità, grazie alla chiodatura seriale a spit e al miglioramento dei materiali, ma soprattutto rispettando le procedure ormai codificate questo rischio, pur non essendo mai annullabile, è veramente contenuto ed accettabile.
Allo stesso tempo la mia attività di chiodatore in questi ultimi anni è stata piuttosto fitta con oltre 350 tiri chiodati con una conseguente attenta osservazione del tipo di frequentazione che ne è derivato.
La mia ricerca si è concentrata soprattutto nella valorizzazione della val Maudagna, un parco quarzitico di notevole estensione che pur senza la qualità di roccia e l’importanza di siti più blasonati consente a moltissimi una pratica piacevole in un contesto estremamente bucolico.
Proprio in questa fase più recente della mia attività ho pensato che sarebbe stato interessante proporre a chi arrampica, e più specificatamente al mondo di coloro che escono dalle palestre artificiali e non hanno esperienza su roccia, uno spot che permettesse loro di adeguarsi gradualmente all’ambiente naturale; una sorta di “terra di nessuno” a cavallo tra un impianto sportivo e una falesia “dura e pura”.
Ed è così che nasce il mio tag/mantra #piu’arrampicatapertutti e la ricerca di un luogo adatto a questo esperimento.
Dopo varie ricerche la mia scelta cade su un posto storico ma quasi abbandonato se si eccettuano le vie precedenti al mio intervento chiodate dalla guida alpina Matteo Canova e cioè la storica Palestra degli Astigiani, in alta val Maudagna, alle porte di Prato Nevoso, dove a fine lavori sono arrivato ad un’ottantina di tiri.
Ma perché proprio questo sito?
L’esposizione favorevole, l’avvicinamento breve ma suggestivo, la roccia interessante per un approccio sportivo ma non estremo, una natura integra e moltissimo ancora da fare e da valorizzare sono stati gli ingredienti che mi hanno convinto ad intraprendere questa nuova avventura proprio in questa storica palestra di arrampicata.
La sfida, ancora in essere perché ci sono sempre margini di miglioramento, era trasformare un luogo selvaggio in un “Kletterngarten” alla portata di tutti.
Di fatto gli interventi sono stati: migliorare e segnalare l’accesso, ripulire tutti gli itinerari dalle rocce instabili, migliorare le basi rendendole comode ed accoglienti, proporre una chiodatura ravvicinata su cui ci si possa sentire a proprio agio a qualsiasi livello ed infine segnalare, per evitare ogni possibilità di errore, gli itinerari con apposite targhette con nome e livello di difficoltà alla loro base.
Questo progetto, pur non essendo nel mio DNA di arrampicatore una falesia così concepita, ha rappresentato una sorta di “esperimento” rendendo il sito assimilabile ad un impianto sportivo a cielo aperto (con la sua quota ineliminabile di rischio…) e soprattutto concepito per chi passa dalla “plastica” alla roccia vera.
Da una parte mi pareva una sorta di “restituzione” di quanto l’arrampicata mi aveva “dato”: facendola conoscere in una modalità più al passo con i tempi molte più persone avrebbero potuto beneficiarne; dall’altra questa rappresentava una sfida con me stesso, per vedere con i miei occhi se un lavoro in cui credo potesse avere un’accoglienza favorevole da parte della “tribù” arrampicatoria e soprattutto dai neofiti della disciplina.
Dopo un paio d’anni di lavoro, non privi di intoppi di varia natura, i lavori sono pressoché terminati e la Palestra degli Astigiani può essere consegnata a tutti.
L’auspicio è che questo terreno di tutti e per tutti possa continuare a vivere con il supporto e il rispetto di chi lo frequenterà.
Aggiungo che dopo questa prima fase di lavoro, solo una frequentazione costante e propositiva di queste rocce apparentemente amorfe ed inutili le farà entrare nelle corde di un movimento sempre più diffuso rendendole di fatto “vive”.
A tutti noi, popolo di arrampicatori, questo compito.

PS
Ci tengo a precisare che quanto abbiamo/ho fatto e proposto in questa falesia è solo una delle tante modalità possibili di fruizione e non certamentel’unica ma per proporre #piu’arrampicatapertutti sicuramente, per me, la più adatta.

GM